Venerdi 21 febbraio 2014
Premessa.
Il campo 1 è propedeutico sia alla via Kinshofer che allo Sperone Mummery. Anche se il tempo non era previsto bellissimo mi sono mosso per cercare di capire se veramente le condizioni della montagna quest’anno sono veramente pessime o se era una sola mia congettura. Dopo essermi fatto una “sgaloppata” verso Punta Piccola a 5900m dei giorni scorsi, e aver studiato per giorni e giorni lo sperone Mummery ho deciso di andare a vedere da vicino le condizioni della Via Kinshofer per capire, come dicevo prima, se era vero che le condizioni sono così difficili.
La partenza e la volpe.
Scelgo come date il 20 ed il 21 ed un eventuale 22 febbraio per la discesa, due giornate non proprio belle per la salita e con previsioni di nevicate ma con vento basso. Arrivo al Campo1 a 4900m abbastanza agevolmente il 20 feb. e qui scopro che qualcuno aveva fatto visita alle mie provviste, mancavano all’appello 11 barrette in un sacchetto di nylon e due pacchetti di biscotti. Una mia disattenzione mi aveva fatto lasciare la cerniera interna della tenda semi aperta ma mai avrei immaginato che una volpe o qualcosa del genere venisse a farmi visita a Campo 1. Una serie di impronte fuori dalla tenda scompaiono in breve sommerse dall’arrivo della neve e un regalino nella tenda, probabilmente una barretta indigesta, mi fanno escludere a priori la visita di Mummery o dello Yeti. Fatto sta che rimango se non a digiuno diciamo con provviste dimezzate. Superato lo smacco attendo tutta la notte che la nevicata diminuisca e sono abbastanza certo che prima o poi smetterà. Sono in continuo collegamento con Filippo Thiery che mi aiuta con le previsioni meteorologiche e devo ammettere che fino ad oggi ci ha azzeccato alla grande.
La salita.
Alle 5am con qualche ora di ritardo esco dalla tenda dopo che aveva smesso di nevicare. Qualche ora di ritardo che forse mi salverà la vita. La neve fresca certo non mi aiuta, procedere verso la via Kinshofer di fatto significa traversare in obliquo superando una serie di crepacci e poi buttarsi dentro un canale ripido che porta fino alle rocce Kinshofer ad una quota circa di 5900/6000m. Sarà per me anche un test per capire quanto sono acclimatato e dare un occhiata alla via e poi se tutto va bene magari una bella dormita in quota al campo 2 classico di circa 6200 m non può che farmi bene prima della discesa. In fondo la via l’ho gia seguita nell’estate del 2008. Superare i crepacci non è difficile quello che impegna tutta la mia perseveranza è la neve profonda e lo zaino come al solito non proprio leggero. Ali si sveglia più volte al campo base la mattina presto per scattare qualche foto, finche con un pò di ritardo sulla tabella alle 5am vede la mia frontale spuntare, è emozionato e vuole seguire insieme al cuoco LiaQat Ali e ad Altaf, il poliziotto Pakistano, l’ascesa del canale. Io mi sento lento, mentre Ali mi dirà che andavo veloce e che lui vedeva una luce sul pendio zig-zagare veloce e netta nel buio. Passo dopo passo salgo ed aspetto la luce del giorno. Non è semplice e lo sapevo, qualche residuo di nevicata scende dall’alto e qualche folata indesiderata di vento mette a dura prova le mie dita delle mani dal freddo. Ad un certo punto della salita però il mio stomaco mi chiede una pausa e lo accontento. Tolgo lo zaino sul pendio ripido, mi faccio spazio nella neve ed ancoro al ghiaccio lo zaino, apro la tasca e ne tiro fuori una barretta energetica.
Il crollo del seracco.
Gia durante la giornata il seracco che si trova leggermente sulla mia sinistra, a sbarrare una deviazione del canale che stò risalendo, aveva rumoreggiato, tra me e me ho pensato che sono ad una distanza di sicurezza tale per cui mi tranquillizzo e mi godo la barretta al cioccolato e muesli. Mentre addento per la seconda volta però un rumore colossale richiama la mia attenzione. Una porzione gigantesca del seracco si stacca, si libra nell’aria e si schianta in quel canale protetto da alcune rocce che ha di sotto. Per un attimo lo vedo scomparire, sono ad una distanza di un centinaio di metri e poi abbastanza in alto. Ma l’immagine di questa massa di tonnellate di ghiaccio mi rimane impressa per alcuni secondi tanto da farmi smettere di masticare.
Il dopo e il ghiaccio.
Dopo un paio di secondi, vedo ricomparire l’intera massa mentre come un onda gigantesca supera le rocce che mi avrebbero dovuto dividere dal seracco ed invece di dirigersi nette verso valle una porzione non trascurabile dell’onda ha la mia direzione. Capisco che devo correre ed anche veloce. In una frazione di secondo metto lo zaino in spalla e su un pendio di neve e ghiaccio senza pensare e con la marcia automatica corro in diagonale allontanandomi dalla boato e dall’onda. Una nube gigantesca si alza in cielo e copre tutto. Mi butto sul pendio con le mani a coprirmi la testa e cercando di serrare il piu possibile i ramponi sul pendio ripido. Ho ancora la sensazione della neve nella bocca, il vento che mi spinge e l’urto della neve sulla tuta in piuma. La neve si infila ovunque e a stento riesco a chiudere le palpebre semi-congelate. Ali è al campo base, urla ad Altaf di uscire e di mettersi gli scarponi. Prova a chiamarmi alla radio, poi al telefono, poi prende la piccozza e comincia a correre come un folle all’impazzata verso Campo 1. La corsa dura poco, il panico no, si accorge che per un eventuale soccorso si deve attrezzare, ci vorranno delle ore per arrivare dove sono, ammesso che vi riesca, una pala, delle corde, i ramponi, un aiuto. Io nel frattempo ancorato al pendio cerco di resistere all’onda d’urto, ogni tanto sopra di me sento dei sibili, fischi roteanti di pezzi di ghiaccio che mi passano sopra a testa, il resto, il grosso, giu verso il pendio. Quando riesco a tirarmi su nella nube bianca sono completamente impiastrato di neve e gelo. Guardo dove ero mi e mi sorprendo di quanti metri di corsa ho fatto. Voglio scattare una foto per ricordarmi quanto sono stato fortunato ma la macchina non scatta completamente gelata. Sono ad una quota di circa 5450m, è piena mattina, Ali vede il puntino minuscolo muoversi e si tranquillizza. Mi confesserà che gli tremavano le mani e quando ha visto il puntino continuare a salire si è tranquillizzato perchè segno che stavo bene.
Continuo a salire un po scosso dall’accaduto finche la neve trasformata che tanto mi faceva pensare in una salita veloce e sicura diventa 10cm di neve soffiata su una lastra gigantesca di ghiaccio blu. Osservando la via dal campo base i miei dubbi si fanno realtà. Non avevo tutti i torti quest’anno giudicando le condizioni veramente pessime per salite veloci e leggere, è come andare sulle alpi ed insistere con una montagna che proprio non ci sta a farti salire, che ti ripropone le peggiori condizioni. Procedo per alcuni metri poi mi rendo conto che proprio non è giornata, le piccozze fanno fatica ad infilarsi e i ramponi leggeri proprio non ne vogliono sapere. Senza alcun ripensamento faccia a monte e direzione a valle e comincio a ridiscendere. Non ci vuole molto e ridiscendo la faticosa traccia fatta in salita della parte bassa e mi ritrovo a Campo1. Tempo di scaldare le pedule e gli scafi da sci-alpinismo e scendo velocemente sul campo base su 40 cm di neve polverosa. La sciata nella polvere mi ripaga della fatica fatta, gli sci non sono proprio da freeride e tantomeno la mia tecnica di sciata ma il divertimento è puro anche quando mi pianto in un metro di neve pastosa. Quando arrivo al campo base Ali ed Altaf mi abbracciano e sono felici “You are alive, big avalanche…” “sei ancora vivo, una grande valanga…”, sorrido e senza nessun ripensamento, mangio qualcosa e mi butto nel sacco a pelo e mi addormento.
Riflessioni.
Ci metto un minuto ad addormentarmi ma quando mi sveglio dopo un oretta fuori nevica e rimango a fissare il soffitto della tenda per una mezz’ora cercando di capire cosa era accaduto. Ghiaccio, dovunque e comunque la metti è ghiaccio difficile da maneggiare, duro e continuo e tanta neve in basso tanta neve su cui battere la traccia ed un stile, lo stile alpino che spesso non si sposa in alta montagna con delle condizioni difficili, se non ché in casi particolari. Lo scopo di questa mia spedizione è di vivere una esperienza solitaria su una delle montagne piu belle e difficili del mondo cercando di portare uno stile leggero e veloce in pieno inverno. Ma come si sa lo stile leggero può fallire facilmente se la montagna ed il meteo non ti concedono delle condizioni ragionevoli ed accettabili. Sicuramente questo test sulla via Kinshofer mi ha dato maggiori informazioni per valutare e capire come fare, adesso qualche giorno di riposo e di riflessione saranno importanti. Giu vicino alla tenda trovo blocchi di ghiaccio del crollo, mi continuo a chiedere cosa sarebbe accaduto se fossi stato in anticipo o in ritardo rispetto ai tempi che ho avuto, forse è meglio non chiederselo troppo, questa è la natura, ha i suoi tempi ed io i miei, speriamo che coincidano sempre, in senso positivo è chiaro! A presto Inshallah.
ciao dan
leggere le tue giornate è sempre un gran piacere e occhio che la fortuna aiuta gli audaci.
la prossima volta però chiudi la tenda … non sei poi così solo … buona caccia alla volpe
max
Ciao Daniele, ma t’immagini l’espressione della volpe quando ha trovato le tue barrette? “Oggi è il mio giorno fortunato!” 🙂
Un abbraccione e come hanno già scritto… buona caccia alla volpe!
Maurizio
Un attimo lungo ore quando lo si vive. E poi ore a chiedersi: e se… ?
Fanne tesoro per riconoscere in futuro le avvisaglie che ti ha dato, per leggere bene la montagna.
A volte precedenti vie posson esser vecchie vie, perchè le montagne son vive e cambiano nel tempo. Non fossilizzarti sul passato, e guarda avanti all’oggi, al domani.
Un forte abbraccio
Mariella