Atterro ad Islamabad e la prima cosa che incontrano i miei occhi è la figura di Ali che mi attende al di la della barricata in ingresso dell’aeroporto. A malapena sono visibile oltre il cumulo di bagagli spinti sul carrello di ferro pesante. Un ragazzo però mi afferra per un braccio, mi ferma e mi chiede di far passare i bagagli dentro la macchina del controllo. Poi si ferma di fronte a me, polizia doganale Pakistana, mi squadra dalle scarpe fino al cappello ed esclama “ Mountain? Nanga Parbat?”, rimango sbigottito ma dico “Yes” nel mio inglese sdentato post dormita Aeroplanica. Si mette sull’attenti e risponde ”No need Sir. thanks, you can go”. Gli faccio un sorriso con tutti i denti che ho in bella vista per ringraziarlo di avermi evitato lo strazio. I giornali Pakistani parlano della nostra sfida, quella Italiana e Polacca alla loro montagna invalicabile in inverno. Penso sempre che i Pakistani siano lontani dalle loro montagne, non so se fosse vero nel passato, ma in questo presente non è così. Sanno che è la loro montagna e ci seguono per capire chi la salirà. Da una parte mi fa piacere, dall’altra mi ricorda che è stata tentata già una decina di volte e che mai nessuno è riuscito a colmare quei 4000 metri che separano il campo base dalla vetta nel periodo più ostile. lo ricordo bene il freddo ed il vento e sto per andare di nuovo li a confrontarmi con il colosso e per di più…da solo. Se è vero che sceso dall’aereo ho dormito 15 ore quasi consecutive è vero che questa notte non riesco proprio a dormire, Ali russa e proprio non ce la faccio. Approfitto per buttare giù due pensieri prima che la memoria permetta al tempo di impolverirla. All’aeroporto Leonardo Da Vinci a Fiumicino mi aspettavano alcuni giornalisti e i ragazzi della comunicazione di Aeroporti di Roma. Dopo le interviste, quando mi accingo al desk per imbarcare i bagagli so che eccederò il peso concessomi da Emirates, ma la gentilezza della Responsabile mi aiuta a non avere problemi. Facciamo passare le 4 valige, la borsa nera del materiale fotografico, gli sci nella sacca e mi Lei mi accompagna fino all’ingresso dell’aereo, si proprio di fronte a quella porticina che delimita lo spazio Italiano da quello Internazionale. Parliamo di montagna mi fa l’imbocca al lupo e scompare con il cappellino rosso dietro le mie spalle. Non so perché ma mentre mi sdraio nel letto dell’Hotel Casablanca mi torna in mente quell’immagine. Gentile, serena e perfetta nell’abbigliamento. Cinque ore dopo mi sveglio ed Ali e LiQatAli, il cuoco, mi vengono a prendere. Siamo diretti alla conferenza stampa che Agostino Da Polenza ed il Comitato Ev-K2-CNR insieme al Ministero Pakistano stanno facendo a pochi chilometri dal mio Hotel per il progetto della spedizione dei festeggiamenti del 60esimo della scalata del K2. Ci ritroviamo a cena il giorno successivo, mangiamo un meraviglioso piatto di pasta cucinato dalla padrona di casa, ricevo le ultime raccomandazioni e poi eccomi qui a pochi minuti dal viaggio verso Chilas. Ora sono veramente solo, si si è vero, ci sono i Ali e LiQatAli, ma la solitudine di cui parlo è un altra. Sento tanta energia scorrermi sulla pelle, continuo a ripassare i movimenti, a preparare la mia mente ad affrontare il freddo, i pensieri volano allo sperone Mummery, ci sono, Inshallah , “Che Dio voglia”.
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The first thing I saw after landing in Islamabad airport is Ali, he was waiting for me on the other side of the custom. I was hidden behind the heavy bags I was carrying on a trolley. Suddenly a guy grabbed my arm and told me to push my stuff through the safety check. A custom agent stands in front of me, looks me up and down, and says “Mountain? Nanga Parbat?” I’m astonished, in my post airplane mood I answer “Yes”. He stands at attention and says “No need sir, thanks, you can go.” I smile to say thank you.
The Pakistani newspapers talk of our challenge, the Italian and the polish challenge on their insurmountable mountain in winter. I often think that the Pakistani are far away from the mountains. I don’t know if it was true in the past but today it is not true anymore. They know it is their mountain and they follow those who are climbing it. On the one hand I’m delighted. On the other hand it reminds me that there were already about ten attempts that did not succeed to climb during winter the 4000 m that separate the base camp from the summit.
I remember well the cold and the wind and I’m about to go there again to confront myself with the giant, furthermore alone. If it’s true that I slept fifteen hours in sequence, it is also true that this night I wont sleep, Ali’s snores, he doesn’t let me sleep. I take advantage to write down some thoughts. At the Leonardo Da Vinci Airport in Fiumicino some journalists and the guys from the communication of Aeroporti di Roma waited for me. After the interviews, I had to give up my bags. I knew I had more kilos than Emirates allowed me to have. But the responsible was so kind and let my four suitcases, my black bag with the photograph stuff and my ski bag through and accompanies me to the line that divides Italy from abroad. We talk about mountains and she wishes me good luck and disappears with her red hat. I don’t know why but in the Hotel Casablanca I remembered her. Her kind charisma and her perfect style.
Ali and LiQatAli, the cook, fetched me up in the hotel. We went to the press conference that Agostino Da Polenza and the Comitato Ev-K2-CNR together with the Pakistani Ministry organized. The conference was about the project to climb the K2 in order to celebrate the 60th anniversary of the first ascent of K2.
The next day we had dinner together. The lady of the house cooked a fantastic pasta dish. Now I’m about to leave for Chilas. I’m really alone, yes it’s true there are Ali and LiQatAli but the solitude I’m talking about is different. I feel a lot of energy on my skin, I continue to repeat movements and to prepare my mind to the cold, my thoughts are at the Mummery ridge. I’m here, Inshallah, “God Willing”.
Lo stile, la visione romantica della salita ….. vai così amico mio.
BEN ARRIVATO … FORZA!!!
E ora inizia il cammino vero! In bocca al lupo e un forte abbraccio
e vai !!! ti ho seguito la prima volta e lo faro’ ancora
Cuore,mente,gambe,coraggio e passione……benvenuto nel tuo mondo…buena suerte my friend!!!
Vai Dan, sei tutti noi!!!! Quando ti senti solo, fai echeggiare dentro di te le immagini di tutti quelli che ti stanno pensando, che sono tanti!!!! Che queste immagini ti diano ancora più forza per la tua avventura, per resistere al freddo, per intuire la via e le condizioni, per tutte le ramponate e piccozzate per avanzare…Che gli spiriti della montagna ti accompagnino! Inshallah!
non vi è sosta se non alla meta !!!! in bocca al lupo resisti oltre la soglia umana e torna da noi!!!!! Gianluca
Caro Daniele,
la “Lady of the house”, ovvero la sottoscritta, ti aspetta a Marzo, per cucinarti un altro fantastico “pasta dish”….
Comunque vada, sarai Vincitore