Ogni giorno ci inventiamo delle attività per mantenere su il morale in questa fase perturbata ma anche e soprattutto per divertirci.
Avendo al campo base un maestro come @tomballard perché non approfittare per avere delle lezioni gratuite di dry-tooling? O almeno, spero che a fine spedizione non mi presenti la fattura ;-).
Tom è un maestro nell’arte del dry e sicuramente l’esperienza che stiamo facendo qui sui massi intorno al campo base per me è veramente eccezionale. Apparentemente per chi lo guarda da fuori potrebbe sembrare un attività moderna di poco valore per scalare òe montagne eppure il dry-tooling permette di sviluppare forza, resistenza ed una tecnica eccezionale.
Come funziona?
Ci sono due possibilità, la prima in delle pareti attrezzate e ci sono diversi modi per prepararle, secondo come stiamo facendo noi, si trovano dei massi alti al massimo 4m e si puliscono le prese naturali cercandone una sequenza che può essere scalata con le piccozze facendo lunghi traversi cercando di non toccare a terra. Più la sequenza è difficile e più c’è da divertirsi nel capire come metterla insieme senza mai staccarsi dalla parete.
Personalmente arrivo di più da un alpinismo classico evoluto in cui viene inserita l’arrampicata sportiva per aumentare il grado e quindi avere più margine sulle vie lunghe e magari anche più margine di gestione degli imprevisti. Questo aiuta la forza e la resistenza ma non aiuta la comprensione del gesto tecnico estremo con le piccozze in mano.
Sono arrivato tardi alla scalata, visto che per 12 anni ho giocato a pallacanestro e per ovvi motivi di altezza poi ho deciso di smettere, non ho mai spinto il grado a livelli altissimi ma quanto bastava per fare le grandi pareti e le classiche estremamente difficili delle alpi, almeno alcune. Di dry-tooling quasi non ne avevo sentito parlare fino a qualche anno fa. Ho imparato a fare misto ed aprire nuove vie di inverno andandoci senza una vera preparazione tecnica. Imparavo scalando e prendendomi all’inizio tanti rischi, la fortuna è che è un’attività che mi riesce bene. Il misto è una parete dove ghiaccio e roccia si alternano ed in Appennino e pino di vie di questo tipo. Poi all’improvviso qualche tempo fa mi è capitato di provare ed oggi mentre Tom mi spiega ne ho capito la vera forza.
Il dry per come vedo io la montagna non può essere fine a se stesso ma è finalizzato a migliorare la conoscenza dell’uso di piccozze e ramponi. Se spingi le tue capacità in alto in una situazione sicura, tipo su una parete attrezzata per il dry, allora quando sarai in montagna su pareti molto complesse te la potrai cavare meglio. Non è scontata questa traslazione ma certo per chi ha l’obiettivo come me di aprire sempre più nuove vie di misto allora essere più consapevoli dei movimenti tecnici, della tenuta delle becche sugli appigli, come muoversi per non farle saltare via…beh….questo alza il livello di parecchio.
E cosi sfrutto il mio amichetto per prendere lezioni nei pressi del campo base.
In questi giorni stiamo macinando la serie di film di Terminator, per passare il tempo, ed ecco che il nuovo masso che ci sta dando filo da torcere è stato battezzato appunto “Terminator”!!!
Per oggi è andata cosi, ho quasi chiuso il circuito dei movimenti, mi è scappata una piccozza all’ultima tacca e via in mezzo alla neve. La cosa buona è che la neve scesa in quantità ci fa da materasso e questo non è male per le nostre chiappe quando atterrano.
Il morale è alto ed ho lasensazione che presto torneremo su ;-).
A domani
E buona scalata a tutti!!!
Daniele
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